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Spedizione sull’Aconcagua
È facile trovare tra i soci di qualche club degli amici che condividono altri piaceri, altri interessi… e così è stato per alcuni appassionati di montagna dei Circoli Fotografici ANAXUM di Precenicco e L’OFFICINA di Ronchis. Per dire la verità, da diversi anni i due Circoli propongono dei trekking fotografici sui monti della nostra regione e quindi c’era da aspettarsi un’uscita dalle righe ! Galeotto fu un numero di ALP, una monografia sull’Aconcagua, dove Adriano scoprì che era l’unico 7000 m. al mondo che poteva essere scalato senza attrezzatura alpinistica, ma con un “semplice” trekking lungo la Ruta Normal (la via normale percorsa da Mattias Zurbriggen nella prima ascensione del 14 gennaio 1897). Da lì, coinvolgere ed entusiasmare i più tosti compagni di escursioni è stato facilissimo… La preparazione, molto intensa, è iniziata nell’estate del 2002 ed è durata oltre un anno e mezzo. Per la spedizione non ci siamo avvalsi né di guide né di portatori: tramite internet abbiamo contattato un’agenzia locale solo per il noleggio delle tende e dei muli per il trasporto del materiale stesso fino a Plaza de Mulas.
Buona visione
Adriano Locci, Fiorenzo Carsillo, Gianni Sbaiz, Ida Anastasia, Remo Sbaiz
Prima Proiezione (72 dia – 9’ 30”)
In questa sequenza di diapositive, accompagnate da un commento parlato, viene rapidamente presentata tutta la spedizione:
Il volo intercontinentale e l’arrivo a Mendoza
L’acquisto dei biglietti di ingresso al Parco Provinciale de Aconcagua
Il noleggio dell’attrezzatura presso El Rifugio
Il trasferimento a Penitentes, con la sosta salutare a Puente del Inca
Ad Horcones dove c’è l’ingresso al Parco e l’inizio del trekking
La prima tappa di avvicinamento da Horcones a Confluencia
La tappa per l’acclimatamento da Confluencia a Plaza Francia e ritorno
La seconda tappa (27 km) di avvicinamento da Confluencia a Plaza de Mulas
Il trasporto del materiale fino al Primo Campo: Canada e rientro
La partenza da Plaza de Mulas a Campo Canada
Da Canada al secondo Campo: Nido de Condores
Da Nido a Campo Berlin
L’alba a Berlin con la tenda distrutta dal vento
La partenza per la cima
Il rientro a Plaza de Mulas.
Musiche: Passage to Argentina (Arno Stubel) – Nazca n.2 (Anonimo).
Aconcagua (232 dia – 27’ 08”)
È il 5 febbraio, siamo in auto, ci dirigiamo verso Penitentes, una località sciistica a quasi 180 km. da Mendoza ai confini con il Cile. Poco oltre c’è Puente del Inca un centro termale all’aperto dove l’acqua solforosa ha disegnato e levigato le pietre con dei colori caldissimi che vanno dal giallo al rosso intenso. L’acqua è calda e molti si immergono.
A Penitentes ci fermiamo per un giorno di acclimatamento: siamo a 2.550 m.; prepariamo i bagagli dividendo il materiale per l’alta quota, che metteremo nei bidoni e poi affideremo ai muli per il trasporto fino al campo base, da quello che trasporteremo noi con gli zaini.
Con una improbabile jeep rossa, veniamo trasportati ad Horcones dove c’è l’ingresso del Parco e facciamo vistare i permessi dal Guardaparque. Iniziamo il trekking; attraversiamo il Rio de los Horcones con le sue limacciose acque turbolente su un ponte sospeso e ci avviamo verso Confluencia, posta a 3.300 m. di quota. Incrociamo muli e arrieros che vanno e vengono da Plaza de Mulas con i carichi da trasportare. L’arrivo a Confluencia è spettacolare perché dall’alto osserviamo le numerosissime tende colorate sulle sponde del Rio; anche lì un controllo dal Guardaparque e poi montiamo le nostre tende.
L’indomani abbiamo in programma un’escursione di acclimatamento fino a Plaza Francia, a 4.200 m., da dove potremo osservare l’imponente parete sud dell’Aconcagua, la più bella, la più selvaggia e ricca di ghiacciai. Il vento, prima a favore e poi contrario, ci accompagnerà per tutti i 30 km. del trekking.
Dopo un giorno di meritato riposo, il 9 febbraio partiamo per Plaza de Mulas; è la tappa in salita più lunga anche se per gran parte del percorso camminiamo in quota attorno ai 3.700-
Il giorno dopo ci acclimatiamo a Plaza de Mulas e nel pomeriggio andiamo anche dal medico per un controllo dell’ossigenazione. Intanto comincia a nevicare e rientriamo sotto la neve; continua così tutta la notte e anche l’indomani mattina. Adriano e Gianni decidono comunque di trasportare parte del materiale a Campo Canada e quando sono pronti per partire esce il sole… Camminiamo sulla neve e l’altitudine si fa sentire. L'indomani anche Remo e Ida fanno la spola a Campo Canada per trasportare altro materiale e finalmente il giorno 13 si parte. La neve si è completamente sciolta, il cielo è di un azzurro fantastico e, a parte il vento implacabile, avremo cinque giorni di bel tempo. La sera a Canada assistiamo a un tramonto infuocato: tutto l’Aconcagua è avvolto dalla luce rossa del sole, è bellissimo ! La notte é rigida e al mattino aspettiamo che il sole arrivi sulla tenda prima di uscire. Lentamente ci prepariamo, smontiamo le tende e partiamo per Nido de Condores, il nostro prossimo campo. Fiorenzo ci dà una mano a trasportare il materiale fin lì e poi decide di rientrare a Plaza de Mulas. Oramai siamo diventati esperti nello sciogliere la neve per ricavare acqua da bere e per fare da mangiare. Il vento tormenta le tende tutta la notte e ci lascia dormire poco; ma l’indomani partiamo comunque per il terzo campo: Berlin.
Impieghiamo solo tre ore ma sembrano non passare mai: fatti pochi passi dobbiamo fermarci, piegarci in due e respirare profondamente; l’aria è rarefatta e la mancanza di ossigeno si fa sentire. Siamo quasi a 6.000 m, il paesaggio è spettacolare; montiamo con fatica le tende e poi per mangiare occupiamo un minuscolo capanno in legno. La notte il vento è terribile: si sente un ululato che proviene dalle rocce della cima dell’Aconcagua e pochi istanti dopo squassa le tende. La nostra, già duramente provata nelle due notti precedenti, non regge e si lacera come un foglio di carta; siamo a –30° C. e decidiamo rapidamente di trasferirci nel capanno in legno, una soluzione che in verità non si rivelerà la migliore. L’indomani sistemiamo le nostre cose e dopo la brutta avventura notturna non abbiamo nessuna voglia di tentare la cima. Gran parte di quelli che hanno trascorso la notte qui a Berlin decide di rientrare, rimaniamo solo noi tre, un altro italiano e un argentino.
Alle sette e mezza del mattino finalmente partiamo; è veramente faticoso camminare a quelle quote, ogni più piccolo gesto richiede uno sforzo enorme; Remo decide di aspettarci a Berlin e rientra. Qualche problema lo ha anche Adriano, ma poi si prosegue. Arriviamo a Independencia, una foto e poi ancora avanti lungo il Traverso battuto da raffiche di vento paurose, fino all’imbocco della Canaleta. Una breve sosta per bere qualcosa e poi su lungo gli ultimi faticosi 200 m. Gianni arriva in cima poco dopo le quattro del pomeriggio, Adriano lo aspetta 30 m. più sotto. È fantastico il mondo da quassù: siamo sul tetto dell’America, sotto di noi un mare di montagne…
Musiche: Paradiso (Los Reyes) – Ndul’asu (Henri Dikongue) – Tafiya (Local Color) – Nazca n.9 (Anonimo) – Alturas (Inti Illimani) – Auquitonoi (San Juanito) – Red Corner (Kidlex-